"Gurantèda" | Valle dell'eco
Ecco le impressioni: Mi inoltro nel Bugòn e seguo il sentiero su verso le Selve. Il tunnel verde mi porta via dal rumore del traffico verso nuove dimensioni.
Nella Valle, di fronte a Rupi vertiginose su cui volteggiano i falchi, provo la magia dell'eco. La Valle scoscesa lascia spazio ad un verde pianoro, mi siedo e ascolto. Canti di uccelli che si richiamano, il gorgoglio primaverile delle acque del Fosso o di Cascate lontane, il tambureggiare di un picchio, il gocciolio della Grotta del Muschio. Tutto è equilibrio, armonia. Io respiro profondamente e un senso di pace mi pervade.
Nota sulle registrazioni audio (field recording)
La Gurantêda | Linaro (Mercato Saraceno, FC) | lunedì 21 agosto | ore 10-11
Bel tempo: sole, con un poco di vento.
Arrivati alla Gurantêda siamo accolti da una sorta di salotto nel bosco, curato e ben tenuto dalle persone del luogo, le stesse che tengono puliti i sentieri della zona.
Il luogo è ameno e in generale silenzioso. Il silenzio è punteggiato dai ronzii di mosche e mosconi e da canti di uccelli che, discretamente, segnalano la propria presenza, ogni volta da punti diversi del bosco.
Seduti al tavolo di legno possiamo percepire in lontananza il torrente che scorre nel fondo della gola, qui chiamata la “valle dell’eco”, a cui ci si può affacciare grazie a un sentiero.
La gola presenta una parete rocciosa di antiche sabbie e ghiaie che, se sollecitata con la voce, con dei fischi o con il battito delle mani, risponde con l’eco o con un lungo riverbero.
Dal fondo del dirupo, il quale finisce sulla strada provinciale che porta a Linaro, la stessa conformazione della gola porta i rumori delle automobili e delle moto a risalire fino al nostro punto di ascolto.
Raramente, passa un aereoplano. In questo periodo dell’anno le cicale cantano sullo sfondo del bosco. In alto, in cima al monte prevengono i battiti di qualcuno che lavora il legno. Tornando al tavolo di legno e continuando per riprendere il sentiero, dobbiamo superare un piccolo torrente: qui si può sentire il dolce gocciolio di un rivolo d'acqua e il ronzio delle “mosche cavalline”.